Le imprese italiane puntano sulla crescita sostenibile per rispondere alla stabile fragilità del mondo in cui viviamo
È il messaggio emerso durante presentazione della Mappa dei Rischi 2023 di SACE, a cui hanno preso parte esponenti del mondo istituzionale, industriale e bancario in un dialogo a più voci.
Nonostante un contesto geopolitico e macroeconomico di stabile fragilità, che si traduce nel rallentamento dell’attività economica globale e del commercio internazionale e su cui pesa l’ultimo triennio caratterizzato da shock avversi, le imprese italiane stanno continuando a investire sulla crescita sostenibile, rafforzando la loro resilienza alle crisi. Il messaggio che emerge dalla presentazione della Mappa dei Rischi 2023 di SACE “Stabile Fragilità. Le vie di crescita sostenibile”arriva forte e chiaro: in un mondo segnato da sfide di portata inedita, sostenibilità e transizione energetica sono ormai priorità imprescindibili su cui investire per rimanere competitivi in Italia e nel mondo.
L’evento di lancio della pubblicazione, che ormai dal 2006 delinea i profili di rischio per le imprese che esportano e investono in 200 mercati nel mondo, si è svolto alla presenza dell’Amministratore Delegato di SACE Alessandra Ricci, del Chief Economist di SACE Alessandro Terzulli e di rappresentanti di spicco del mondo istituzionale, industriale e bancario. Un dialogo a più voci sui rischi, le opportunità e le sfide che abbiamo di fronte, alla luce degli eventi straordinari che hanno caratterizzato gli ultimi anni: dall’emergenza pandemica all’invasione russa dell’Ucraina, passando per la conseguente crisi energetica e alimentare e per il ritorno dell’inflazione sostenuta.
“L’export italiano ha avuto un incremento del 20% nei primi 11 mesi del 2022 e ci aspettiamo cresca del 5% nel 2023, il che ci permetterebbe di superare i 650 miliardi di euro di esportazioni e mantenere saldo il nostro ranking nella top 10 dei Paesi esportatori a livello globale. Numeri importanti che dimostrano che abbiamo una solida base di partenza, ma che dobbiamo lavorare sull'apertura di nuovi mercati. E per farlo ci vogliono quattro fattori: coraggio, contatti, conoscenze e coperture". È stato questo il commento di Alessandra Ricci, Amministratore delegato di SACE, che ha ricordato il ruolo del Gruppo in questo contesto. “Il lavoro del nostro ufficio studi per strumenti come la Mappa dei Rischi - indispensabili alle imprese italiane per continuare a crescere in maniera competitiva, sana e sostenibile - si affianca a tutte le nostre iniziative di formazione e informazione per accompagnare le aziende, soprattutto le PMI, in un contesto internazionale di instabilità persistente", ha proseguito Ricci. “E appuntamenti di confronto come questo dimostrano che esiste un tessuto imprenditoriale estremamente vivo, composto di piccole, medie e grandi realtà, che portano avanti progetti di investimento concreti e all’avanguardia, insieme a noi, alle Banche e alle Istituzioni”.
Quel che emerge dalla Mappa 2023 è un mondo post-pandemico sempre più fluido e incerto, con rischi politici in deterioramento, non solo a causa del conflitto russo-ucraino, e rischi di credito che restano stabili, pur senza recuperare il terreno perso durante il periodo dell’emergenza sanitaria. India, Vietnam, Emirati Arabi Uniti, Brasile e Messico, sono tra i mercati di maggior opportunità grazie a profili di rischio del credito in sostanziale miglioramento in tutti gli aspetti. Al contrario, le geografie che presentano maggiori criticità sono quelle dell’Africa Subsahariana, come la Nigeria o altri Paesi, dove il peggioramento dei rischi politici ha radici più profonde legate a conflitti già presenti sul territorio.
A fronte di un inasprimento dei rischi climatici, con eventi sempre più estremi, c’è una buona notizia: migliorano gli indicatori di transizione energetica, trainati dalle rinnovabili.
“Sembrava che l’invasione dell’Ucraina potesse rallentare il processo di transizione verso un’economia pulita”, ha sottolineato Alessandro Terzulli Chief Economist di SACE. “In realtà così non è stato perché se è vero che nel breve periodo le maggiori economie, Europa su tutte, hanno dovuto guardare ad altri mercati di approvvigionamento, nel contempo i governi si sono mossi per promuovere l’impiego sempre maggiore delle energie rinnovabili. La guerra, quindi, è stata un acceleratore della trasformazione in atto, che è un processo ormai irreversibile”.
Secondo Carlo Papa, Managing Director di Enel Foundation - il partner scientifico di SACE nell’elaborazione degli indicatori e degli score su benessere, impatti del cambiamento climatico e opportunità della transizione energetica - "qualcosa di rilevante sta accadendo: assistiamo infatti ad un'accelerazione sostanziale degli investimenti nella transizione energetica frutto della complessità geopolitica del periodo che stiamo vivendo, della disponibilità di tecnologie competitive e della necessita di soluzioni di mitigazione efficaci sul fronte del cambiamento climatico. È proprio su questo fronte ci sono tre cose interessanti da osservare: la prima è che tutti, ormai, percepiamo gli impatti del cambiamento climatico, ma è molto meno nota e diffusa la comprensione di quanto questi ci stiano portando verso strade senza ritorno; poi c’è il fatto positivo che i rischi del cambiamento climatico stanno iniziando ad esser incorporati nelle valutazioni del rischio/opportunità d’impresa, e in questo SACE è stata un precursore; e, infine, una nota ancor più positiva - conclude Papa – nel prossimo futuro ci aspettano dati di input sempre più precisi grazie al lavoro di meteorologi e climatologi su supercomputer come il Leonardo appena inaugurato in Italia, analisi di rischio puntuali e piani di adattamento mirati su territori, imprese e catene del valore".
E guardando alla posizione dell’Europa nello scacchiere internazionale “sicuramente l’energia è un tema che ci fa vedere il bicchiere mezzo pieno”. Ne è convinta Nathalie Tocci, il Direttore dell'Istituto Affari Internazionali, che aggiunge: “Se non siamo in recessione è anche grazie a quanto di incredibile è stato fatto negli ultimi mesi per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e per l’accelerazione delle rinnovabili”. Il vero punto di domanda, però, è l’aspetto economico. “Ci siamo resi conto che il Next Generation EU è importante ma non sufficiente per rispondere alla complessità della ripresa post pandemica e alla transizione energetica. Da qui i dibattiti ancora aperti sulle regole per gli aiuti di Stato, sul patto di stabilità e crescita e sulla necessità di altri finanziamenti europei”.
Sul tema energetico come pilastro della crescita è intervenuta anche Emma Marcegaglia, Presidente e Amministratore Delegato di Marcegaglia Holding e past president di Confindustria, con una visione del contesto "complessivamente positiva, perchè sono state affrontate sfide importanti e, se avremo chiare visioni a lungo termine, potremo giocare meglio di qualche anno fa". Per Marcegaglia "la geopolitica è parte integrante delle considerazioni, ma dobbiamo fare più ragionamenti di risk management e dobbiamo continuare a consolidare l'alleanza forte tra SACE, banche e imprese. Credo che, a livello europeo e italiano, per garantire questa continuità di resilienza, il tema dell'energia sia importante nel breve e nel lungo termine: serve una politica chiara in cui la decarbonizzazione non sia solo ideologica ma metta al centro la neutralità tecnologica”.
In questo percorso, non privo di ostacoli, è cruciale il ruolo del sistema finanziario. Secondo il Presidente di Societè Generale Lorenzo Bini Smaghi “Le Banche devono dimostrare di voler davvero accompagnare le aziende, di voler utilizzare il capitale per sostenere la crescita delle imprese. Questa scelta, che è quella che abbiamo intrapreso noi con il supporto a tanti progetti tailor made anche nel settore della transizione energetica, comporta a volte una discussione con il regolatore su quale sia il coefficiente di capitale sufficientemente rassicurante e, al tempo stesso, in grado di consentirci di utilizzare fino all’ultimo euro disponibile per finanziare le esportazioni, gli investimenti e i consumi. Ecco perché, in questo contesto, occorre accelerare sulla creazione di un mercato europeo dei capitali, per consentire alle aziende italiane ed europee quella dinamicità necessaria per competere nel mondo”.
La giornata è stata l’occasione per raccontare anche le storie di resilienza e di trasformazione di eccellenze italiane, tra le oltre 32 mila imprese di cui SACE è partner, e che proprio insieme a SACE stanno continuando a investire in sostenibilità e a puntare sui mercati esteri, tra cui Andriani, Bedeschi, Fri.EL, MAE, Magaldi e Permare.
Insomma, secondo Alessandra Ricci, “non c’è nessuna contraddizione tra crescita e sostenibilità: ognuno deve continuare a fare, nel proprio piccolo, quello che può, perchè solo così potremo andare lontano, insieme”. Un messaggio conclusivo che non lascia dubbi.
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